Oggi, amici di Toscana My Love, vi parlerò di un problema serio e che riguarda un po’ tutti noi: la progressiva estinzione di alcune razze animali autoctone che per millenni hanno fatto parte della nostra storia. In particolar modo oggi vi farò conoscere la storia del Ciuco Amiatino, e sono sicuro che – smentite alcune false dicerie – ve ne innamorate all’istante come ho fatto io!
L’Italia e la Toscana sono un vero e proprio giardino dell’Eden, pensate che il nostro paese ospita oltre il 30% delle specie animali e quasi il 50% di quelle vegetali d’Europa. Di tutta questa ricchezza biologica, purtroppo, oggi oltre 1/5 è a rischio estinzione!
20 razze animali sono considerate in via d’estinzione anche qui da noi in Toscana: ad esempio la Cinta, il Bove Maremmano, la Pecora Bianca Garfagnina, la Capra di Montecristo, il Cavallo Maremmano o il Cavallo Monterufolino… Tutti nomi che suoneranno simpatici ma di cui troppo spesso si ignorano le problematiche. Tra le razze toscane dichiarate a rischio c’è anche il protagonista del nostro video: l’Asino Amiatino.
Negli anni ’80 di Asini Amiatini ne erano rimasti pochissimi esemplari e il rischio estinzione era davvero imminente, nel 1995 – dopo mirate e faticose attività di recupero – erano diventati 89 ed oggi, a distanza di 30 anni, la situazione è finalmente un po’ migliorata arrivando a circa un migliaio di unità. Ancora nel 2007 la FAO dichiarava questa specie come “Endangered”, ossia specie in pericolo!
Ma la storia dell’Asino dell’Amiata, detto miccio o sorcino crociato, è ben più antica… Pare che furono i Fenici a portare dall’Africa i primi progenitori, i quali ebbero poi modo di evolversi in Toscana ed in particolare sul monte Amiata. Questo animale per decenni ha rappresentato nella nostra cultura l’archetipo della fatica, della povertà, della vita in ambienti “difficili” come quelli montanari. Il Ciuco Amiatino in antichità era usato prevalentemente come animale da tiro o da soma, oggi invece ci dà una mano con l’onoterapia, la pet therapy per il recupero ed il sostegno di persone con disabilità o difficoltà psicologiche. Ma il nostro dolce asinello è utilizzatissimo anche in particolari tipologie di trekking o come animale da compagnia.
Nella storia il Ciuco Amiatino ha avuto i suoi momenti di celebrità: Giotto ad esempio lo dipinse nella cappella degli Scrovegni a Padova, nel ciclo di affreschi dedicato alle “Storie di Gesù e di Maria”. C’è persino una leggenda che spiegherebbe il perché del suo manto grigio con la croce nera che scende dal garrese fino alle spalle… Sarebbe il dono del Signore per averlo riscaldato da neonato nella grotta, accompagnato a Gerusalemme la Domenica delle Palme e seguito fino in cima al calvario, proprio sotto la croce.
Le razze autoctone hanno un valore culturale e storico immenso, riflettono la millenaria simbiosi dell’uomo con gli animali, da ben prima che iniziassimo a distruggere la natura… Pensate che l’asino è stato addomesticato ancor prima del cavallo, tra il VI e il V millennio a.C. Nell’antico Egitto era stato addomesticato ed utilizzato per tirare l’aratro, far girare frantoi e mulini, sollevare l’acqua o trasportare merci e persone. Ma non solo… Una leggenda narra che la regina Cleopatra facesse ogni giorno il bagno nel latte di asina per esaltare il suo fascino e fosse proprio questo il segreto della sua pelle divina che tanto aveva impressionato gli antichi narratori.
L’asino è stato da spesso definito come un animale testardo, stupido e poco socievole, io non conosco tutti gli asini del mondo per carità: ma quello amiatino è simpatico, tranquillo, amorevole, curioso e ha una grande capacità di apprendimento.
I suoi compiti, per fortuna, nei secoli sono molto cambiati: oggi non c’è più bisogno che faccia lavori di fatica, ma finalmente può accompagnare l’uomo senza eccessivi sfruttamenti… Giocando con i bambini e facendo compagnia ai più grandi.
Ma la vera lezione che la storia dell’Asino Amiatino sembra insegnarci è che se non cominciamo a proteggere le creature e l’ambiente della nostra terra i veri ciuchi siamo noi! Altroché…
Hai ragione Robertino, non ti offendere… Scusa scusa!