Sinalunga è un borgo di origine etrusca, come quasi tutti i borghi della nostra regione e sorge sulle colline che separano la Val di Chiana dalla Valle dell’Ombrone.
E’ divisa in 2 parti: Sinalunga Paese in alto e Pieve di Sinalunga in basso. Fu dichiarata nel 1303 libero comune dopo lunghe dispute con i Cacciaconti, signori di molti castelli della zona ed alleati di Siena. Tante sono le teorie e le leggende sull’origine del suo nome, certo è che fino al 1864 il nome ufficiale era Asinalonga, ma non è altrettanto certo se derivi dal profilo della collina in cui sorge o dalla crasi della formula “A Siena longe”, espressione che sottolineava la distanza dal capoluogo. Una storiella popolare riferisce che su Asinalonga e Sciano si facessero giochi di parole scherzosi, e sarebbe stato così che Asinalonga sarebbe diventata Sinalonga cedendo la “A” a Sciano, la quale divenne Asciano.
Da queste parti sono ben note le rivalità tra paesi confinanti, ad esempio vale la pena di ricordare come nel 1964 l’orgoglio di campanile fu risvegliato contro la frazione di Bettolle per la denominazione da dare al casello numero 28 dell’Autostrada del Sole. Alla fine, dopo un’accesa disputa, si decise di chiamare l’uscita Valdichiana, accontentando tutti.
Non molti sapranno che Sinalunga fu la patria del leggendario Ghino di Tacco, brigante gentiluomo, una sorta di Robin Hood toscano. Nato dal Casato Cacciaconti a metà del XIII sec presso il feudo la Fratta, Ghino è citato anche da Dante nel VI Canto del Purgatorio: «Quiv’era l’Aretin (Benincasa di Laterina) che da le braccia fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte».
Anche Johann Wolfgang von Goethe parla di Sinalunga in “Viaggio in Italia”: “Non è possibile vedere campi più belli, non vi ha una gola di terreno che non sia lavorata alla perfezione…”. Una curiosità invece sul centro del paese è costituita dalla parte destra del portale di Palazzo Pretorio, costruito nel XIV sec. Qui all’epoca era posta la gogna dove i malviventi venivano legati e scherniti pubblicamente.
Nei dintorni di Sinalunga troviamo tante piccole frazioni molto graziose, un tempo castelli di fortificazione. Come Bettolle che nel 1014 era chiamata “Villa Bettolle”, terra natia di Ezio Marchi, creatore della razza bovina chianina oggi famosa in tutto il mondo.
Di Rigomagno invece è celebre l’ottima ricetta del Cimbellino, tipico dolce pasquale; le sue mura trecentesche cingono una struttura viaria ricostruita secondo i canoni romani, in cui il cardo ed il decumano non sono soltanto le due vie principali del paese, ma rappresentano i corridoi della villa nobiliare dell’epoca.
Altra perla è Scrofiano, costruita intorno al 1000 e anch’essa di proprietà dei Cacciaconti, menzionata niente di meno che da Leonardo da Vinci nella sua Pianta della Val di Chiana del 1502 come luogo non soggetto all’impaludamento grazie alla sua posizione in cima ad un poggetto.
Frazione poco conosciuta quanto interessante è Farnetella, con la tipica struttura del borgo medievale: al suo interno si trova un castello, considerato per secoli potentissimo ed inaccessibile.
Oltre alla Chianina, un altro prodotto locale degno di nota è l’Aglione della Valdichiana, che sta per guadagnarsi il riconoscimento di DOP e ottimo condimento per il celebre Picio all’Aglione.
Attraversare le lande della Valdichiana è un’esperienza schietta, un viaggio in un territorio duro, difficile, quanto bello e generoso, una terra palustre e nel passato brulicante di briganti, che ha saputo negli anni trasformarsi in una florida realtà produttiva ed industriale.
In Valdichiana riecheggia il passato di un popolo laborioso e creativo, plasmato e reso tenace dalle pagine di storia.