Quasi tutti sanno che Firenze fu per un breve periodo Capitale d’Italia, dall’1865 al 1871. Ma cosa sappiamo di quei sei anni? Come si trasformò la città? Come la vissero i fiorentini? Dove si trasferirono i Savoia?
Tutto ha inizio a fine 1864: con la Terza Guerra d’Indipendenza alle porte e Roma non ancora annessa, il Governo Minghetti decide il trasferimento della capitale del Regno da Torino ad una città più centrale. Giunto a Firenze alle 22:30 del 3 febbraio 1865, Vittorio Emanuele trovò una città illuminata a festa, bandiere alle finestre e – soprattutto – una fiumana di persone. La folla accompagnò il re dalla stazione a Palazzo Pitti, dove dovette affacciarsi dal balcone più volte per salutare il popolo in festa.
Dopo l’iniziale partecipazione, la nuova capitale nacque però senza alcun entusiasmo, scontentando tutti. Stabilita la capitale a Firenze, vi scesero circa 30.000 torinesi fra militari e burocrati, creando problemi economici e conflitti. Pensate che da Torino erano stati dotati di un libriccino con le istruzioni su come comportarsi a Firenze, quasi scendessero fra i selvaggi. Da questo libriccino, chiamato “La nuova capitale – guida pratica popolare di Firenze”, scopriamo che i piemontesi rimangono scandalizzati dai tardi orari di apertura delle botteghe, dai tanti giorni festivi, dalle donne affacciate alle finestre, dal gozzovigliare delle osterie e dai brusii notturni. Nella guida non mancano chicche di colore: “Chi fra i buoni piemontesi trasferiti volesse gustare il vero vermouth di Torino vada in via Tornabuoni, in faccia a palazzo Strozzi, dal liquorista Giacosa, torinese puro sangue”.
La città cambiò volto per adeguarsi al nuovo ruolo: attraverso l’opera urbanistica di Giuseppe Poggi furono abbattute le antiche mura di Firenze e al loro posto, sul modello di Parigi, si realizzarono i larghi viali di circonvallazione a convergere su Piazzale Michelangelo. La “modernizzazione” fu drastica: alcune zone della città vennero completamente restaurate, come Piazza della Repubblica, dove sorgeva l’antico mercato cittadino.
Ma che Firenze era quella che si apprestava a divenire Capitale? La città contava 118.000 abitanti, le strade e i palazzi ricordavano la gloria dei secoli passati… Firenze non era una cittadina di provincia come fu considerata da molti: qui gli intellettuali redigevano il Dizionario della Lingua Italiana; per le strade giravano De Amicis e Carducci; Barsanti e Matteucci presentavano il loro motore a scoppio, anticipazione dell’automobile e un operaio del Teatro della Pergola, Antonio Meucci, stava per inventare il telefono.
Una curiosità riguarda i luoghi del potere scelti dal nuovo governo. Il Re prese alloggio a Palazzo Pitti, nell’appartato quartiere della Meridiana. L’alloggio restò defilato per dare l’opportunità al Re di sgattaiolare facilmente da una porta sul retro e raggiungere le sue amanti… Il Presidente del Consiglio La Marmora scelse come sede Palazzo Medici Riccardi. La Camera dei Deputati fu ospitata nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio. Il Senato invece trovò sede nell’antico Teatro Mediceo degli Uffizi.
E oggi cosa rimane della breve esperienza da Capitale d’Italia di Firenze? A parte le grandi trasformazioni urbanistiche forse ben poco… Eppure Firenze ha sempre avuto e sempre avrà un suo “retrogusto” da capitale: con la sua storia, la sua bellezza, la sua sfilza di geni che ne hanno calcato le vie. Ancora oggi Firenze è idealmente la capitale della Lingua Italiana ed è riconosciuta come una capitale culturale ed artistica dal mondo intero.
Ma dopotutto, capitale o non capitale, che importa? Nei cuori di chi ne è innamorato Firenze rimarrà sempre e comunque la città più bella del mondo!