Aprile 19, 2021
Alla scoperta di Montevarchi

La Toscana è una terra piena di interesse ovunque, persino laddove non ce lo aspetteremmo. Certo ci sono le storiche città d’arte, celebri nel mondo per la loro bellezza, la loro ricchezza – si sa – è un patrimonio riconosciuto universalmente;  ma la Toscana è costellata anche da tanti paesi e borghi che hanno fatto la storia ed hanno da raccontare tradizioni, curiosità, vita.

Montevarchi, sorta nel punto di incontro tra le strade che collegavano Arezzo, Firenze e Siena, occupava sin dall’antichità una posizione strategica nel territorio del Valdarno. Da sempre Sangiovannesi e Montevarchini – rivali, ovviamente, come si usa tra vicini di casa in Toscana – si contendono il titolo di abitanti della “Capitale del Valdarno”.

Fino al 1200 circa, il nome Montevarchi era associato essenzialmente al castello eretto sulla sommità del colle della potente famiglia Bourbon del Monte di Santa Maria, castello che successivamente passò nelle mani dei conti Guidi e che infine diventò convento dei Cappuccini. A testimonianza di questa storia 500 o 600 anni or sono fu piantato un leccio in loco ed oggi ha raggiunto circa sei metri di circonferenza di base per oltre 22 metri di altezza. Dal colle con alle spalle i monti che delimitano il Chianti, si domina tutta la vallata di Montevarchi giù giù fino al Pratomagno. 

Per via della sua importante ubicazione geografica, nella zona a valle, dove attualmente si trova il centro storico della città, era sorto un mercatale, frequentato da mercanti e agricoltori che si recavano qui per scambiare i loro prodotti. La zona di Montevarchi era strategicamente di passaggio tra il Pratomagno e il Chianti, tra l’antica Cassia e la nuova Cassia che dalla Valdambra collegava a Firenze. Col trascorrere del tempo intorno a questo punto di interesse commerciale si andò formando un piccolo borgo (con il primo nucleo urbano e la chiesa di San Lorenzo). Sotto la guida dei conti Guidi furono erette delle mura e l’area mercatale ebbe sempre maggiore importanza mercantile, tanto che è documentata nel 1261 l’adozione di una propria unità di misura: “lo staio di Montevarchi”.

Successivamente, verso la fine del settecento, Montevarchi si trasformò in centro industriale e anche grazie ai giacimenti di lignite presenti nel Valdarno lo sviluppo ebbe un notevole incremento. La città divenne un distretto per la produzione di cappelli di feltro e per la lavorazione della seta. Con i decenni questa attività fu abbandonata lasciando spazio al settore della lavorazione della pelle, alla produzione di scarpe e borse di qualità e ai tessuti per l’industria dell’alta moda.

Oggi il centro di Montevarchi, di impianto medioevale, è raccolto intorno a Piazza Varchi, antico cuore della vita cittadina. Qui si affacciano il Palazzo Pretorio, sulla cui facciata si possono ammirare gli stemmi dei podestà della città e la Collegiata di San Lorenzo, del XIII secolo, modificata qualche secolo dopo su progetto di Massimiliano Soldani Benzi.

Per gli amanti dell’arte invece imperdibile è il Cassero, un museo che raccoglie duemilacinquecento opere tra bronzi, marmi, gessi, terrecotte e disegni di artisti toscani e italiani.

Tra le eccellenze di Montevarchi poco distante, nel Chianti Aretino, si trova una particolare farmacia, dove rivivono atmosfere di una volta, odori che rievocano antiche spezierie: si tratta del regno di Corrado Salvini, farmacista specializzato in scienze cosmetiche che ha creato una linea di grande charme “Il Signore di Campagna”. Aromi, profumi, creme, cosmetici di grande qualità, curati e raffinati. 

Nelle sue creme nessuna goccia di silicone – tanto caro ai grossi nomi della profumeria internazionale – ma solo oli vegetali, burri e cere, olio di oliva del territorio ottenuto da frutti acerbi, emulsionanti da grano, zucchero,  olio di girasole, estratti di uva.

Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo questa volta, due parole sulla Pasticceria Bonci: nata nel 1953, tramandata di padre in figlio fino ad oggi è tenutaria della ricetta del celebre Panbriacone, inventato nel 1995, una vera e propria delizia! Premiato dal 2014, e per 4 anni a seguire, come il migliore dolce a lievitazione d’Italia.

Pensate, ci vogliono ben tre giorni per produrlo e viene utilizzato un lievito madre che vive da più di 100 anni (sì avete capito bene: 100 anni), ricorda il panettone ma è senza canditi, impreziosito da uvetta di Corinto e bagnato con vino passito… State attenti quando lo avrete assaggiato non ne potrete più fare a meno!

Quando ci si domanda cosa renda la Toscana una regione così speciale verrebbe istintivamente da citare le mille meraviglie artistiche e architettoniche, le mille delizie enogastronomiche. Ma si arriva a comprendere, scoprendola chilometro dopo chilometro, che ciò che rende così affascinante la nostra regione sono soprattutto le sue storie. Ogni provincia, ogni singolo comune è una meravigliosa stratificazione di racconti, vicende e pezzi di storia che si intrecciano.

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